I giorni della merla

MerlaSai che a Roma…il 29, 30 e 31 gennaio sono chiamati i giorni della merla?

Per la tradizione sono i giorni più freddi dell’anno, ma… chi era questa merla?

La leggenda racconta che un tempo, quando il mese di gennaio aveva solo 28 giorni e febbraio ne aveva invece 31, Gennaio iniziò ad invidiare una bellissima Merla, che poteva vantare un manto bianchissimo e uno scintillante becco giallo. La tormentava con giornate di freddo intenso, e quando era costretta a uscire in cerca di cibo, scatenava violente bufere di neve e vento. Il povero animale provò a chiedere a Gennaio di durare un po’ di meno, ma il mese rispose: “Mia cara, io ho solo 28 giorni. Ho intenzione di sfruttarli tutti!”.

La Merla, a questo punto, cercò di farsi furba e l’anno successivo preparò una grossa scorta di cibo per poter resistere tutto gennaio nel nido. Alla fine del mese, uscì soddisfatta e andò di corsa a deridere Gennaio: “Che bel mese ho trascorso… sempre al calduccio nel mio nido! Non ce l’hai fatta a farmi congelare!”.
Gennaio, furioso, corse dal “collega” Febbraio e riuscì a farsi prestare 3 giorni, durante i quali scatenò una delle peggiori bufere di neve mai viste. La Merla si trovò in mezzo alla tempesta, senza riuscire nemmeno a tornare al nido, e per sopravvivere si rifugiò dentro un comignolo. Si salvò, ma quando, alla fine dei tre giorni, si decise a venire fuori, ormai le sue piume erano diventate completamente nere a causa del fumo e della fuliggine.
Da allora i merli hanno le piume nere, e gennaio ha 31 giorni.

La rugiada di San Giovanni

rugiada-300x225Sai che a Roma… una volta si raccoglieva la Rugiada di San Giovanni?
La festa di San Giovanni (24 giugno), oltre che alla celebre Notte delle Streghe, è legata anche ad altre tradizioni popolari. In particolare molto famosa era la Rugiada di San Giovanni, raccolta proprio la notte della festa del santo.

Per la tradizione cristiana la rugiada di San Giovanni rappresenta le lacrime che Salomè versò dopo essersi pentita di aver provocato la decapitazione del Battista. Durante questa crisi di rimorso, e mentre piangendo la donna copriva di baci la testa mozzata del Santo, un fortissimo vento iniziò a uscire dalla bocca del Battista, fino a spingere in aria Salomè, condannandola a vagare in aria per espiare la sua colpa.

Una versione leggermente differente e più “pulp” ci racconta di una Salomè che, vistasi consegnare la testa di San Giovanni, spinta da un istinto macabro e voluttuoso, si sarebbe chinata a baciarne le labbra esangui. In entrambe le storie comunque, il vento fa finire la regina per aria! Solo che in questa seconda versione, le lacrime potrebbero essere viste, più che come un segno di pentimento (del quale non c’è traccia…), come lacrime di disperazione per il destino che la attende!

La rugiada sembra avere preziose virtù in diversi ambiti: aiuta a realizzare i propri desideri, per cui se un oggetto che rappresenta il nostro desiderio, o la stessa persona desiderata, si coprono della rugiada di San Giovanni, il gioco è fatto! Alla rugiada di San Giovanni viene poi attribuito il potere (fortunatamente oggi non più considerato di grande utilità) di pulire i panni dalle pulci, e anche quello di vivere un anno in buona salute.

Ecco spiegato perché in tutta Italia era tradizione raccogliere la rugiada della notte di San Giovanni. Per procurarsi questo liquido miracoloso si usava stendere un panno sull’erba, per strizzarlo la mattina successiva raccogliendo il prezioso liquido, oppure si raccoglievano le gocce utilizzando un telo impermeabile con un foro centrale: sotto il foro, e possibilmente all’interno di una buca, veniva posto un recipiente in cui andavano a confluire le gocce di rugiada che scivolavano dalla superficie del telo.
Per farsi bagnare dalla rugiada, poi, le persone trascorrevano la notte all’aperto, sui prati.

E dalle proprietà benefiche della rugiada, ha tratto anche origine il detto popolare: “Manco la rugiada de San Giovanni je dà de barba!”, usato in riferimento a qualcuno che non si può più guarire. L’espressione “dare di barba” si riferiva all’usanza di tirare la barba a qualcuno per schernirlo, ma è qui usata anche nel senso di non avere efficacia, non scucire un baffo.

Tu conosci altre tradizioni legate alla festa di San Giovanni?

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Quatrini e santità… Un antico proverbio

Bartolomeo Pinelli, Il Ciarlatano in Piazza. Un antico proverbio recita "quatrini e santità, la metà della metà"

Bartolomeo Pinelli, Il Ciarlatano in Piazza

Sai che a Roma… un antico proverbio insegna come essere più scaltri nel valutare alcune affermazioni?

Il proverbio suona più o meno così: Quatrini e santità, metà pe la metà. Significa che è opportuno non dare troppo retta a chi si vanta delle proprie ricchezze e le ostenta, perché spesso dietro questo atteggiamento si nasconde solo un insano desiderio di ammirazione e di invidia. Allo stesso modo, è bene diffidare anche alle persone alle quali la credulità popolare attribuisce qualità eccezionali, perché la gente è sempre portata ad esagerare , e a trovarsi davanti la persona tanto decantata, c’è il rischio di restare piuttosto delusi…

Quindi, se vuoi evitare spiacevoli sorprese, ridimensiona quello che ti viene detto e prendi per buona solo la metà della metà! 😉

Se vuoi conoscere altri modi di dire legati alla tradizione romanesca, clicca qui!

E’ sparato mezzogiorno! Il cannone del Gianicolo

cannone gianicolo

Il cannone del Gianicolo. Foto da www.repubblica.it

Sai che a Roma…è sparato mezzogiorno?
La gente a Roma con questo modo di dire si riferisce al cannone del Gianicolo che a mezzogiorno spara un colpo a salve per indicare il segnale dell’ora esatta. Prima il cannone era a Castel Sant’Angelo e al suo sparo rispondevano le campane di tutte le chiese di Roma. Quindi il mezzogiorno era non solo “sparato”, ma anche “suonato”. La cannonata di mezzogiorno fu introdotta da Pio IX nel 1847, per dare uno standard alle campane delle chiese di Roma. Successivamente – nel 1904 – il cannone fu spostato a Monte Mario e poi sistemato definitivamente al Gianicolo. Quando il segnale era dato, la vita in città si fermava, e veniva ridata simultaneamente la carica agli orologi tascabili allora in uso. Poi l’orologio veniva riposto con cura nel taschino del panciotto e la vita andava avanti…Ma il 10 maggio del 1912 non andò proprio così… Accadde infatti che a mezzogiorno il cannone non sparò e che invece gli abitanti vennero allarmati da uno sparo improvviso alle 16.50. Un ritardo di ben 4 ore e 50 minuti! Cosa era successo? Semplicemente il cannone, benché caricato dal maresciallo Umberto Onori e da un soldato di artiglieria, non aveva sparato all’ora giusta perché aveva compiuto uno scatto a vuoto. Al momento si decise di non far sparare il cannone in ritardo e si rinunciò allo sparo. Nel pomeriggio però il maresciallo tornò al Gianicolo, non ritenendo sicuro lasciare il cannone carico durante la notte…e così il cannone sparò improvvisamente spaventando a morte la popolazione.
Il cannone del Gianicolo fu fatto tacere durante i conflitti mondiali e l’occupazione di Roma, periodo in cui i colpi di cannone si udivano ad ogni ora. Dopo la liberazione di Roma il segnale del mezzogiorno fu affidato alle sirene d’allarme antiaereo, quelle che durante la guerra segnalavano la presenza dei bombardieri.
Finalmente nel 1959, grazie ad una petizione popolare promossa dalla trasmissione il Musichiere, il cannone tornò a sparare il mezzogiorno. Era il 21 Aprile 1959, 2712° compleanno di Roma.

La Candelora 2 febbraio

 

2 febbraio festa della Candelora

Sai che a Roma… il 2 febbraio, in occasione della festa religiosa della cosiddetta Candelora (a Roma “Cannelòra”), un famoso detto recita così?

Si c’è er sole o fa gragnòla

de l’inverno semo fora.

Ma si piove o tira vento

de l’inverno semo drento

In pratica, la tradizione popolare sostituisce il servizio meteorologico, informandoci che in caso di sole o di grandine (gragnòla) possiamo stare sicuri che l’inverno volge ormai al termine. Se invece il tempo dovesse risultare piovoso o ventoso, per la bella stagione bisognerà avere ancora un po’ di pazienza!

Un 2 febbraio uggioso è invece interpretato in modo più pessimistico e funesto in un altro modo di dire:

Cannelòra mesta mesta,

o disgrazia o tempesta.

Ricordiamo che la Candelora è una festa cristiana istituita nel V secolo ad opera di papa Gelasio I (492-496 d.C.), con l’intento di sovrapporsi alla cerimonia pagana dei Lupercali, che cadeva il 15 febbraio (fu poi l’imperatore Giustiniano, nel VI secolo, ad anticiparla al 2 febbraio). La festa, a cui era associata una processione penitenziale (come nella migliore tradizione ecclesiastica!), ricorda la presentazione di Gesù al tempio e conclude il ciclo liturgico del Natale. A Roma, tradizionalmente, la processione che aveva inizio presso la chiesa dei santi Luca e Martina dopo che il papa, secondo una tradizione nata in Francia intorno all’anno Mille, aveva distribuito al popolo e ai cardinali le candele accese (ed ecco perché candelora…). Ancora oggi il rituale prevede che nelle chiese vengano distribuite candele benedette che, secondo una consolidata tradizione popolare, avrebbero una speciale funzione di protezione contro le tempeste, la caduta dei fulmini e gli spiriti maligni. I ceri benedetti erano e talvolta sono tutt’oggi conservati nelle case con un sentimento misto di devozione e superstizione, per essere accesi in occasioni particolari, per placare l’ira divina, durante violenti temporali, aspettando il ritorno di qualcuno caro, al capezzale di un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili.

Per un certo periodo in questa stessa data si celebrò anche la purificazione di Maria, avvenuta, secondo la tradizione ebraica, 40 giorni dopo il parto. Più tardi però, con il concilio vaticano II, la festa è tornata ad assumere l’originario carattere cristologico.

E sai che invece negli Stati Uniti e in Canada… il 2 febbraio è il giorno della Marmotta? La consuetudine vuole che il 2 febbraio si osservi la tana di una marmotta e, se questa uscendo non vedrà la sua ombra perché il tempo è nuvoloso, significa che l’inverno è agli sgoccioli; se, al contrario, la marmotta si spaventerà della sua stessa ombra tornando nella tana, bisognerà aspettarsi ancora sei settimane di freddo! La tradizione del Groundhog Day (questo il nome originale) è nata in Pennsylvania, in un paese chiamato Punxsutawney: è esattamente il posto in cui è stato girato il famoso film con l’attore Bill Murray, costretto a rivivere continuamente la stessa giornata. Come dimenticarlo…