MarforioSai che a Roma… Marforio è una delle statue parlanti della città?

Le statue parlanti di Roma sono sei. Su di esse i romani, fin dall’inizio del XVI secolo (e saltuariamente ancora oggi), hanno affisso brevi satire politiche, dette pasquinate dal nome di una delle statue (Pasquino). Con Marforio e Pasquino, a formare il cosiddetto “Congresso degli Arguti” ci sono Madama Lucrezia, l’Abate Luigi, il Facchino e il Babuino.

Marforio è in realtà una grande statua romana risalente al I secolo d.C. che raffigura un uomo barbuto disteso su un fianco e variamente identificato come Oceano, il Tevere, Giove o Nettuno. Oggi puoi ammirarlo nel cortile di Palazzo Nuovo, al Campidoglio, ma in origine la statua fu trovata nel Foro di Augusto, presso il Tempio di Marte Ultore, area che nel Medioevo era chiamata Martis Forum. Fino al 1588 Marforio rimase vicino al Carcere Mamertino , poi Sisto V fece spostare la statua lungo il muro di sostegno dell’Aracoeli, impiegandola come decorazione di una fontana. Infine nel 1679, quando il Palazzo Nuovo fu terminato, la scultura fu collocato nell’attuale posizione, sempre a decorare una fontana.

L’origine del nome è incerta, ma deriva probabilmente dalla storpiatura del nome del luogo di ritrovamento: da Martis Fori a Marforio il passo è breve! Alcuni però pensano anche che il nome possa riferirsi alla famiglia dei Marfoli, che aveva alcune proprietà proprio nei pressi del Carcere Mamertino, o ancora che sia riconducibile a una iscrizione un tempo presente sul basamento e che avrebbe recitato “Mare in Foro“, indicando sia il soggetto marino raffigurato che la provenienza della scultura.

Marforio e Pasquino dialogavano spesso tra loro, creando sagaci e taglienti “botta e risposta”: Marforio, con le sue domande, serviva a Pasquino l’assist per le sue argute risposte. Celebre è l’invettiva contro Napoleone, reo di aver saccheggiato numerosissime opere d’arte della città. Alla domanda di Marforio se i francesi fossero tutti ladri, Pasquino rispose prontamente “Tutti no, ma Bona Parte!”.

Per tentare di mettere a tacere Marforio, fu nominato addirittura un “Custode della fonte”, ovvero il nobile Prospero Jacobacci, che per evitare che nottetempo i romani esponessero sulla statua nuove satire ed epigrammi fu retribuito con “quattrocento libbre di cera bianca, dodici di pepe, una scatola bianca di pignolato, otto libbre di nocchiate, sedici di confetti in quattro scatole dipinte, quattro fiaschi di vino, trenta paia di guanti e un rubbio e quattro scorzi di sale”.

Oggi Marforio ha trovato nuova notorietà anche grazie al fatto di essere apparso alle spalle di Gep Gambardella nella locandina del film premio Oscar “La grande Bellezza“.