Gli abeti di Monte Giano e l’omaggio a Mussolini

La scritta sul Monte Giano vista dal Gianicolo.

La scritta sul Monte Giano vista dal Gianicolo.
Foto di Francesco Toiati

Sai che a Roma… se ti affacci affacciavi dal Gianicolo, specialmente quando ha aveva nevicato, sui monti del reatino puoi potevi vedere la scritta DVX?

Non è l’opera di qualche nostalgico provocatore, ma una vera e propria traccia storica, che risale al 1939, quando gli allievi della Scuola della Guardia Forestale di Cittaducale crearono questo gigantesco omaggio a Mussolini piantando sul Monte Giano, nel comune di Antrodoco (RI), circa 20.000 abeti che formavano da scritta DVX su circa 8 ettari di bosco.

La scritta dux brucia

La scritta che brucia nell’agosto 2017

Negli anni seguenti la scritta, come puoi immaginare, è stata oggetto di scarsa manutenzione e di parecchie polemiche, ma nel 2004 si è infine deciso di elevare l’opera al rango di patrimonio artistico e monumento naturale senza uguali al mondo, intervenendo per la sua salvaguardia e “restaurando” l’opera con i fondi della Regione Lazio.
 
Aggiornamento: nell’estate del 2017 un incendio ha interessato l’area della scritta, della quale è rimasta visibile solo la lettera D. Sembra che l’origine del rogo sia un fuoco acceso per la realizzazione di una passata di pomodoro e del quale è stato perso il controllo. Al momento non si è ancora deciso se la scritta verrà ripristinata.
 
 

Le palle dei Romani

Palla di cannone nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola Tiberina

Palla di cannone nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina

Sai che a Roma… c’abbiamo le palle?

A Roma alcune palle di cannone sono state conservate e sono considerate preziosi reperti storici.

La  prima è la cosiddetta “palla del miracolo“, visibile all’interno della chiesa di San Bartolomeo all’Isola (l’Isola è quella tiberina, ovviamente, e, a prescindere dalla palla di cannone, vale davvero la pena di farci un salto!). Vanta un diametro di 14 cm e fu sparata dai Francesi (a Roma chiamati Franzosi!) nel tentativo di mettere fine all’esperimento della Repubblica Romana del 1849. Partita dalla via Aurelia, la cannonata si abbattè contro la chiesa, attraversando il muro e finendo la sua corsa sull’altare della Cappella della Vergine. Il tutto avvenne in un momento in cui la chiesa era affollatissima, ma fortunatamente non ci furono vittime (ecco perché “palla del miracolo”). Il proiettile è stato murato nella parete sinistra della Cappella e ad esso è stata aggiunta una epigrafe commemorativa.

Un’altra palla, anch’essa sparata dai Francesi, andò invece a schiantarsi sulle scale di marmo del Salone d’Onore di Palazzo Colonna ed è visibile visitando la Galleria. In questo caso pare che essa, sparata dal Gianicolo, sia entrata da una finestra aperta.

Palla di cannone sul fianco di sinistro di San Pietro in Montorio al Gianicolo (via Garibaldi)

Palla di cannone sul fianco di sinistro della chiesa di San Pietro in Montorio.

Palla di cannone all'ingresso di Villa Pamphili

Palla di cannone all’ingresso di Villa Pamphili.

Ma ci sono ulteriori “regalini” lasciatici dai Francesi nel 1849, come ci ha segnalato su Facebook l’amica Marina Fiorenti. Uno è la palla di cannone commemorata da una targa sul fianco sinistro della chiesa di San Pietro in Montorio, lungo via Garibaldi. Ha qualcosa di perverso, a pensarci bene, il fatto che l’eroe dei due mondi, titolare della strada, debba continuare a convivere con questo cimelio della battaglia che infranse il sogno della Repubblica Romana!
Altri due proiettili (sparati nel corso della stessa battaglia, ma non necessariamente dai Francesi!) si trovano invece nel travertino a sinistra del cancello d’entrata di Villa Pamphili. L’ingresso in realtà fu realizzato dall’architetto Andrea Busiri Vici nel 1861-63, quindi dopo la battaglia del Gianicolo e dopo che quella che all’epoca dell’assedio era Villa Corsini fu annessa a Villa Pamphili. Queste due palle, quindi, sono effettivamente risalenti alla battaglia, ma non si trovano nel preciso punto di… atterraggio! Secondo i Monteverdini, se esprimi un desiderio toccando una palla di Villa Pamphili, esso si realizzerà. Vale la pena di andare a provare: nella peggiore delle ipotesi, ci avrai guadagnato una bella passeggiata!

Portone di Villa Medici

Il portone di Villa Medici

Ritroviamo una palla di cannone anche a Villa Medici, sul Pincio. A sparare, in questo caso, pare sia stata la regina Cristina di Svezia, ma le motivazioni dell’incauto gesto sembrano avere origini discusse (ma sempre pertinenti a un carattere non propriamente facile della sovrana!): per alcuni la cannonata sarebbe stata un modo per manifestare la propria insofferenza di fronte al ritardo di un ospite che la regina stava aspettando e che doveva arrivare proprio da Villa Medici. Secondo un’altra versione, piuttosto accreditata, Cristina e il suo amico (forse amante…) cardinal Decio Azzolino avevano appuntamento a Villa Medici, ma il cardinale non si fece vedere. La regina allora, furiosa per il trattamento ricevuto (mai dare buca a una donna…!), si recò sulle terrazze di Castel Sant’Angelo e, da uno dei numerosi cannoni, sparò un colpo liberatorio verso la Villa! Per qualcuno, ancora, all’origine della cannonata sarebbero stati dei contrasti non meglio specificati creatisi tra la sovrana e la famiglia Medici. Infine, si dice anche che il colpo sia stato sparato, sempre da Cristina, in occasione di un appuntamento con il pittore Charles Errand: Cristina, pur essendo in ritardo, avrebbe trovato un modo speciale per dire all’amico che non si era dimenticata del loro incontro e, anzi, per manifestare la sua presenza nonostante si trovasse ancora piuttosto lontana (del resto, all’epoca non c’erano mica i cellulari…!).  La palla sparata sarebbe la sfera marmorea che oggi fa da ornamento alla fontana seicentesca posta di fronte alla Villa (oggi sede dell’Accademia di Francia). In realtà, anche ammesso che la palla marmorea fosse rimasta integra nonostante l’impatto, nessuno dei cannoni in uso nel XVII secolo a Castel Sant’Angelo aveva una gittata tale da poter sparare un proiettile così pesante a 1,5 km di distanza. Sta di fatto però, che se andiamo a guardare il portone bronzeo di villa Medici (sì, è ancora quello originale!), noteremo un’ammaccatura alquanto singolare…!

Palla di cannone nelle Mura Aureliane di Roma

Palla di cannone nelle Mura Aureliane

Per finire, un altro cimelio bellico si può individuare lungo le mura Aureliane, in Corso d’Italia, incastonato nella muratura della torre di fronte a via Po. Questa volta il contesto storico è quello dell’annessione di Roma al Regno d’Italia, nel 1870, con la dura battaglia tra l’esercito regio e quello pontificio, conclusasi con la famosa Breccia di Porta Pia. A distinguersi, durante lo scontro, non furono solo gli eroi del Risorgimento, ma anche le nostre mura: progettate per resistere ad assedi di entità ben minore, riuscirono a resistere all’artiglieria pesante per circa 5 ore!

Per dire la verità, un’altra cannonata andrebbe menzionata… però la palla di cannone non c’è più. A Palazzo De Carolis, in via del Corso, su una parete del cortile un’iscrizione ricorda il punto in cui, ancora durante l’assedio francese del 1849, arrivò una cannonata: UN COLPO DI CANNONE FRANCESE / LANCIO’ UNA PALLA IN QUESTO / LUOGO IL GIORNO 20 GIUGNO 1849 / ALLE ORE 3 3/4 POMERIDIANE / DEL CALIBRO DA 24. Anche se il proiettile è sparito, l’impronta è stata comunque raffigurata! La lapide invece fu fatta posizionare nel 1893 dal principe Ignazio Boncompagni Ludovisi, allora proprietario del palazzo.

Federica Macca ci segnala poi che a Roma è presente anche una fontana dedicata alle palle di cannone:

 

E’ sparato mezzogiorno! Il cannone del Gianicolo

cannone gianicolo

Il cannone del Gianicolo. Foto da www.repubblica.it

Sai che a Roma…è sparato mezzogiorno?
La gente a Roma con questo modo di dire si riferisce al cannone del Gianicolo che a mezzogiorno spara un colpo a salve per indicare il segnale dell’ora esatta. Prima il cannone era a Castel Sant’Angelo e al suo sparo rispondevano le campane di tutte le chiese di Roma. Quindi il mezzogiorno era non solo “sparato”, ma anche “suonato”. La cannonata di mezzogiorno fu introdotta da Pio IX nel 1847, per dare uno standard alle campane delle chiese di Roma. Successivamente – nel 1904 – il cannone fu spostato a Monte Mario e poi sistemato definitivamente al Gianicolo. Quando il segnale era dato, la vita in città si fermava, e veniva ridata simultaneamente la carica agli orologi tascabili allora in uso. Poi l’orologio veniva riposto con cura nel taschino del panciotto e la vita andava avanti…Ma il 10 maggio del 1912 non andò proprio così… Accadde infatti che a mezzogiorno il cannone non sparò e che invece gli abitanti vennero allarmati da uno sparo improvviso alle 16.50. Un ritardo di ben 4 ore e 50 minuti! Cosa era successo? Semplicemente il cannone, benché caricato dal maresciallo Umberto Onori e da un soldato di artiglieria, non aveva sparato all’ora giusta perché aveva compiuto uno scatto a vuoto. Al momento si decise di non far sparare il cannone in ritardo e si rinunciò allo sparo. Nel pomeriggio però il maresciallo tornò al Gianicolo, non ritenendo sicuro lasciare il cannone carico durante la notte…e così il cannone sparò improvvisamente spaventando a morte la popolazione.
Il cannone del Gianicolo fu fatto tacere durante i conflitti mondiali e l’occupazione di Roma, periodo in cui i colpi di cannone si udivano ad ogni ora. Dopo la liberazione di Roma il segnale del mezzogiorno fu affidato alle sirene d’allarme antiaereo, quelle che durante la guerra segnalavano la presenza dei bombardieri.
Finalmente nel 1959, grazie ad una petizione popolare promossa dalla trasmissione il Musichiere, il cannone tornò a sparare il mezzogiorno. Era il 21 Aprile 1959, 2712° compleanno di Roma.